tar-scuole-pasqua-senza-benedizioneIl TAR dell’Emilia Romagna ha accolto il ricorso presentato da alcuni insegnanti e genitori, annullando di fatto la delibera di un Istituto scolastico di Bologna che aveva autorizzato le benedizioni pasquali dei parroci nelle aule.

Con l’accoglimento del ricorso si è affermato un principio importantissimo per la scuola italiana. L’indicazione è estremamente chiara: la scuola è laica. Le pratiche religiose restano fuori. E’ stato affermato un principio della Costituzione”. Commenta così una delle insegnanti promotrici del ricorso accolto dal TAR con sentenza di ieri.

La polemica era nata nel gennaio 2015 a seguito della decisione dell’Istituto scolastico di svolgere le benedizioni pasquali all’interno delle aule scolastiche, coinvolgendo ben 3 parrocchie del quartiere Santo Stefano, nel cuore di Bologna. A nulla valse la proposta di effettuare il rito religioso in orario extra scolastico e su base volontaria, poiché, a detta del gruppo di insegnanti (ai quali si aggiunse il Comitato Scuola e Costituzione) il gesto risultava in ogni caso “una iniziativa discriminatoria che calpesta la laicità dello Stato“. Per settimane si scatenò un vero e proprio braccio di ferro tra genitori e insegnanti e la vicenda approdò persino sulla prima pagina del New York Times, a dimostrazione dell’enorme attenzione mediatica sul controverso tema dell’imparzialità di fronte a tutte le professioni religiose. In quell’occasione la scuola andò avanti con le benedizioni, prima che il TAR si pronunciasse sulla sospensiva.

La sentenza di ieri, che ha curiosamente coinciso con il primo giorno di Quaresima, appare dunque molto importante nell’ottica dell’affermazione del principio di laicità dello Stato che, non c’è dubbio, è certificato con forza dalla nostra Costituzione.

La decisione assunta dal TAR, peraltro senza consolidati precedenti giurisprudenziali, non va letta – precisano gli stessi giudici – come “indifferenza di fronte all’esperienza religiosa”, quanto piuttosto come un discorso più ampio per il quale “la scuola non può essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno e si rivelano quindi estranei a un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni”.

Ora non resta che attendere, come vero banco di prova, le prossime (e imminenti) benedizioni pasquali.

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